domenica 6 febbraio 2011

Estaatiqa

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E' un pezzo molto autoreferenziale. E' la canzone che più parla del disco. Di come è concepito psicologicamente. Il titolo è una parola storpiata a mò di Grande Capo Estiqaatsi. La parola Estatica si riferisce ad uno stato di soddisfazione raggiunto esprimendo me stesso attraverso la musica.
Vuole essere uno momento di calma giunto attraverso la tensione, il conflitto. Il testo si sviluppa attraverso termini ed immagini molto astratte, preoccupandosi di esprimere più uno schema di autoanalisi che i suoi contenuti concreti. Anche qui il dropped d mi ha aiutato armonicamente anche se il seme del ritornello è stato inizialmente gettato da un giro di tastiera che avevo registrato all'inizio del 2009. Poi ci ho messo su un basso alla Stone Temple Pilots che gironzola su un accordo mentre chitarra e tastiera variano. Il basso delle strofe mi ricorda invece una versione ruvida di Airbus Reconstruction dei Portished. Le stoppate di chitarra distorta mi suonano come A320 dei Foo Fighters. Come accade per quasi tutti i miei pezzi la parte che precede il ritornello è l'ultima ad essere fissata. La polifonia vocale è un'idea nata con il microfono già acceso. Altre caratteristiche programmatiche sono l'inizio con una drum machine finta ed electro, cui poi si sovrappone una batteria più umana e almeno una traccia di voce distorta. La distorsione, oltre a proteggere vigliaccamente gli errori di intonazione, dà un senso di acidità che vuole essere una cifra stilistica del disco.

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